A Montecitorio, i Fondi Espero e Perseo Sirio si confrontano sul futuro previdenziale del pubblico impiego

“La Pianificazione della Pensione nel Pubblico Impiego” è il convegno tenutosi il 3 novembre, occasione di presentazione della guida di base per informare i neo-assunti.

Nella splendida cornice di Palazzo Montecitorio, lo scorso 3 novembre Fondo Perseo Sirio e Fondo Espero, i fondi pensione che rappresentano il pubblico impiego (rispettivamente pubblica amministrazione e sanità, e scuola), si sono confrontati con Istituzioni e addetti al settore in una interessante tavola rotonda sul tema previdenziale.

Gli ospiti sono stati Marina Sereni, Vicepresidente della Camera, Cesare Damiano, deputato Pd e Presidente della commissione Lavoro, Stefano Patriarca, componente del Nucleo tecnico per il coordinamento della politica economica, Sergio Gasparrini, Presidente Aran, Wladimiro Boccali, Presidente Fondo Perseo Sirio, Roberto Natoli, Presidente Fondo Espero.

Ad aprire il dialogo, la presidente Sereni, la quale esprime l’importanza dei temi, quello della previdenza complementare e del pubblico impiego, in un momento in cui sono molto discussi. “Io penso che questa iniziativa sia molto interessante – afferma commentando la guida “La mia scelta previdente” – soprattutto perché è rivolta ai lavoratori giovani […]. Credo sia importante rivolgersi a questa platea con delle informazioni che rendano chiaro quale può essere il loro percorso lavorativo e le opportunità della previdenza complementare.”

I due Fondi, insieme per una libera scelta previdenziale del pubblico impiego

Questo evento e la guida “La mia scelta previdente” sono soltanto le prime iniziative in forma congiunta di Fondo Espero e Fondo Perseo Sirio. L’obiettivo è quello di “massimizzare e ottimizzare il nostro lavoro” – afferma Boccali.
Partirà una campagna informativa a livello nazionale prevalentemente per i lavoratori delle giovani generazioni, che nel pubblico impiego sono coloro che hanno una carriera lavorativa più lunga rispetto ad altri colleghi.

I sindacati sono un punto di riferimento importante per i lavoratori. Il professor Natoli suggerisce un quesito: chi forma i formatori? Soprattutto se questi sono decentrati sul territorio e il rischio di asimmetrie di informazione è alto. Pertanto, il mondo sindacale è il secondo obiettivo dei due Fondi attraverso questa guida, che è quindi uno strumento per formare e informare.

Il punto di vista della Pubblica amministrazione

Gasparrini, presidente di ARAN (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle pubbliche amministrazioni),. porta in sala il punto di vista dei datori di lavoro, in tal caso le pubbliche amministrazioni, per i quali non è semplice pensare di spingere la pensione complementare. Essi, infatti, rappresentano la parte debitrice, sebbene riconoscano il ruolo sociale ed economico del secondo pilastro e dimostrino disponibilità alla discussione.

Circa il 4/5 % dei lavoratori pubblici sono iscritti alla Previdenza complementare. La necessità di una semi obbligatorietà non convince l’ARAN, che ritiene più opportuna la possibilità di avere contrattualmente un contributo predefinito e uguale per tutti, ovvero una precondizione che stimoli all’iscrizione. Questo, però, si scontra con la scarsità delle risorse per far fronte al rinnovo contrattuale. Inoltre, è da tenere presente che l’età media nel pubblico impiego oscilla tra i 52 e i 53 anni. Ciò nonostante occorre avere attenzione alle generazioni più giovani che hanno più bisogno di previdenza complementare e su queste si dovrà concentrare l’attenzione in fase di rinnovo contrattuale.

Gli ostacoli alla pensione complementare

La bassa cultura finanziaria e la scarsa informazione, in particolare in merito alle opportunità dei fondi chiusi, sono i problemi di maggior rilievo riscontrati.
Marinelli, in rappresentanza della Cisl, ritiene che questa scarsa cultura previdenziale non sia per mancanza di iniziative, quanto a causa dei falsi miti ancora presenti nel sistema, che ci condizionano.

Ma, sostiene Casabona (CGIL), alla scarsa informazione si può far fronte utilizzando la leva dei rinnovi contrattuali, come è già avvenuto per il comparto tessile, attraverso la promozione di un semestre di conferimento del TFR, e nel comparto dell’edilizia, tramite l’adesione generalizzata con il solo contributo del datore di lavoro. È auspicabile che nel pubblico impiego si realizzi un intervento contrattuale anche per parte dei potenziali aderenti, per esempio incentivando l’adesione delle generazioni più giovani.

Incoscienza circa il ruolo della previdenza complementare e dei fondi pensione che non sono considerati utili dal sistema economico, ma percepiti come soggetti che prelevano liquidità dal sistema delle imprese (o dalla finanza pubblica) senza condizioni di reciprocità. Ciò non è colpa dei Fondi, i quali vanno a cercare i migliori investimenti possibili, ottimizzandoli coerentemente con la finalità previdenziale del proprio operato. Questo problema non si può risolvere solo dal lato del mercato, in quanto questo non offre oggi prodotti adeguati in grado di intercettare le risorse gestite dai fondi pensione.

Concorrenza di banche e assicurazioni. Qui, la potenza informativa è certamente maggiore e ha i suoi effetti positivi, nonostante la minore convenienza. Inoltre la politica risente delle pressioni delle lobby. Damiano afferma che la “lobby” sindacale dovrebbe anch’essa fare pressione sul Parlamento.

I problemi nel sistema previdenziale

Oltre la scarsa alfabetizzazione finanziaria della maggior parte dei lavoratori, problema e ostacolo alla previdenza complementare, è stata sollevata la questione relativa alle caratteristiche stesse delle prestazioni offerte dai Fondi. La previdenza complementare è percepita dai lavoratori come una copia della previdenza pubblica con molti vincoli. Secondo Patriarca, questo è un ostacolo oggettivo. Vi è la necessità di ridurre i vincoli e costruire un sistema di previdenza integrativa come parte di un welfare integrativo coordinato, con sistema di prestazioni integrative che intercettino i bisogni dei lavoratori dipendenti.

Le proposte dei Fondi

Spingere la parificazione fiscale pubblico-privato. Presente nella seconda fase del verbale di sintesi Governo/Sindacati, per poter giungere finalmente all’equità assoluta.

Investire nell’economia reale. La proposta è presente già nella seconda fase contenuta nel verbale di sintesi, ha teso a sottolineare Stefano Patriarca. Investire nell’economia reale richiede un sostegno normativo adeguato e mettere in campo idee innovative di investimentisocialmente responsabili.

È necessario, inoltre, aggiungere alla parte pensionistica anche la parte sociale, sanitaria, della formazione ecc. e quindi ampliare il panorama delle funzioni del fondo pensionistico.
Ciò significa anche rivedere la struttura organizzativa dei Fondi, i quali attualmente gestiscono le risorse attraverso un sistema di governo che demanda gestione tattica a soggetti specializzati quali banche e assicurazioni.

Incentivi di adesione al Fondo. L’invito dei fondi nei confronti delle parti è di prevedere incentivi all’adesione magari con un finanziamento extra contratto; per gli assunti dopo il 31/12/2000, si potrebbe riflettere su un contributo datoriale aggiuntivo nel prossimo biennio per favorire l’avvicinamento dei lavoratori al risparmio previdenziale.

Includere il comparto sicurezza e le forze armate. Da anni per motivi normativi e politici, questo comparto non ha trovato sbocco risolutivo sul tema della previdenza integrativa negoziale. I Fondi hanno avanzato alcune ipotesi di collaborazione con il governo, ritenendo inopportuna la costituzione di un altro fondo del pubblico impiego.

“Svecchiare” la previdenza complementare: garanzia di anticipazioni

“Oggi dovremmo comprendere forse che la partita della pensione integrativa va giocata più in un ambito di prospettiva […] come funzione di garanzia maggiore di quella del passato; un conto è dire ‘metto 100 euro in più al mese’, un conto è quando questi 100 euro fanno la differenza tra una pensione che non ti permette di vivere e il minimo vitale, perché oggi siamo in questa situazione.” Questa la riflessione proposta da Damiano.

È necessario rivedere la pensione complementare in ottica di:

  • Anticipo della rendita. Di recente nascita, RITA è l’acronimo per Rendita Integrativa Temporanea Anticipata.
  • Anticipo per prima casa o altre prestazioni. Le prestazioni dei Fondi che consentono di attingere anticipatamente a quanto si è accantonato in occasione di situazioni specifiche.
  • Base pensionistica minima, come capita per chi ha il lavoro discontinuo. Si ricorda che la pensione sociale è 448 euro mensili, se si è accumulata una risorsa che non consente di superare la quota, è possibile prendere tutto il capitale. Nel caso in cui si raggiunge tale quota, un lavoratore discontinuo può anticipare di 7 anni il momento della pensione.

Il Presidente della commissione lavoro suggerisce, dunque, di non considerare il secondo pilastro un fatto a sé aggiuntivo e un lusso che solo alcuni possono permettersi, ma un elemento di garanzia ai fini dell’anticipazione del capitale o la percezione di una rendita standard che consenta di anticipare il pensionamento.
“Serve una volontà del legislatore forte che io non vedo ancora”, ammette Damiano, a partire dall’agevolazione fiscale.

È indispensabile una compenetrazione dell’attività legislativa e dell’attività delle parti sociali, ed è importante che sia accantonata l’idea di pensione integrativa del passato per evitare che non siano colte le novità del presente.

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